In questi ultimi giorni, su alcune testate giornalistiche, sono stati pubblicati articoli relativi allo stato di salute delle nostre acque di balneazione che si riferiscono ai risultati della attività di monitoraggio svolte dalla “Goletta verde”.
Grazie al Cielo, anche in questo caso, al titolo “roboante/inquietante” non segue un articolo con il contenuto di pari intensità; infatti viene precisato che, relativamente a Tarquinia, le acque marine inquinate si trovano in corrispondenza della foce del fiume Marta: la scoperta dell’acqua calda…
estratto dal sito Arpalazio
Con tutto il rispetto e la riconoscenza per il lavoro della “Goletta verde”, i dati ufficiali sullo stato delle acque di balneazione , marine e non, li fornisce mensilmente la competente Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio (Arpalazio), che informa che, oltre il dato della foce del Marta, anche il tratto di mare antistante il poligono militare risulta non balneabile. Da precisare che la zona di non balneabilità in corrispondenza della foce del fiume Marta si estende soltanto per circa 300 metri in direzione sud.
In apertura, citando il dato dell’inquinamento della foce del Marta, si accennava scherzosamente alla “scoperta dell’acqua calda” e ciò per due banali ragioni : a) tutte le foci dei fiumi anche medio piccoli presentano condizioni di inquinamento; b) è un fatto noto alla collettività che da decenni la foce del Marta non è certamente il luogo ideale per fare i bagni di mare.
Si è anche obiettato che Arpalazio prenda in considerazione “principalmente” i parametri biologici Escherichia Coli e Enterococchi intestinali; in reatà l’Agenzia regionale effettua i campionamenti e le analisi di laboratorio sulla base di un complesso protocollo tecnico redatto in osservanza alle vigenti disposizioni di legge ( D. Lgs. 152/06 e D.M. 260/10 )
Di seguito riportiamo, estratta dal sito Arpalazio, la breve sintesi della metodologia applicata per il campionamento e l’analisi delle acque marine .
Acque marino costiere
Il monitoraggio delle acque marino costiere ai sensi del D. Lgs. 152/06 nella regione Lazio, è stato avviato nell’anno 2011, e prevede un ciclo sessennale sulla rete di monitoraggio definita nella delibera della giunta regionale 44/2013. Gli indicatori per definire lo stato ecologico e chimico delle acque marino costiere, fino al 2010 sono stati calcolati secondo il sistema di classificazione previsto dal D. Lgs. 152/99, mentre a partire dall’anno 2011 è stata eseguita la classificazione del corpo idrico secondo le indicazioni previste dal D.M. 260/10. Quest’ultimo ha di fatto introdotto un approccio innovativo nella valutazione dello stato di qualità dei corpi idrici, integrando sia aspetti chimici sia biologici. In ogni corpo idrico vengono determinati elementi di qualità biologica (fitoplancton, macroinvertebrati bentonici, macroalghe, posidonia oceanica) e fisico-chimici (trix).*
* parametri per il controllo della eutrofizzazione delle acque derivata da inquinanti chimici
Ci siamo permessi di riportare questi semplici dati che hanno la forza della ufficialità istituzionale e che tutti possono verificare sul sito istituzionale www.arpalazio.gov.it dove ci si può anche documentare sui dati storici, sulle metodologie applicate e leggere i dati sui valori d’inquinamento riscontrati nel monitoraggio di tutte le acque costiere laziali.
Facendo dei rapidi confronti, il mare della nostra Tarquinia magari non sarà bello come alle Maldive, ma sicuramente è molto meglio di altre località anche a noi vicine ed offre ai propri residenti ed ai turisti una buona qualità delle acque lungo la quasi totalità dei 21 chilometri del suo litorale.