L’avvento della Rete ha rappresentato una rivoluzione che ha cambiato il Mondo intero; mai come adesso le persone sono state in costante comunicazione tra loro, basta un semplissimo apparecchietto per sentire la voce dei propri amici, per consultare le previsioni del tempo, per scattare foto e per inviare scritti ed immagini fino all’altro capo del Pianeta e per fare tante cose ancora.
Purtroppo non sempre questi formidabili mezzi di comunicazione vengono adoperati con prudenza, quella che è una formidabile conquista della Civiltà rischia di diventare uno strumento a servizio del chiacchiericcio-spazzatura e della disinformazione. Molti non valutano la potenza dei mezzi di comunicazione: una notizia, una foto che desta scalpore può essere diffusa, anche per errore, ad un numero imprecisabile di persone in tempi brevissimi e, si sa, quando una notizia fa rumore viene quasi sempre considerata verità assoluta.
Nella giornata di Giovedì 5 Aprile sono circolate delle foto scattate alla foce del fiume Marta e che , appunto, sono state rilanciate in Rete; nelle foto si vede una larga macchia di color nocciola uscire dalla foce del fiume. L’allarme è scattato immediatamente rimbalzando di smartphone in smartphone, da pc a pc, molti hanno temuto una violenta ondata inquinante; per fortuna non è stato così, si è trattato dell’ondata di piena seguente alle violente e copiosissime precipitazioni meteoriche che hanno investito tutta la Tuscia nella notte precedente. Quando le precipitazioni sono copiose le acqua meteoriche che cadono sui campi agricoli raccolgono particelle fangose che si riversano nei fossi e dai fossi nei fiumi, dai fiumi nel mare….
Nella giornata di oggi venerdì 6 abbiamo ricevuto diverse telefonate di amici allarmati dalle foto che avevano ricevuto e che si sono sentiti sollevati dall’apprendere che quel fenomeno avviene sempre in simili situazioni meteo.
Con ciò non vogliamo dare dell’”untore” a chi ha mandato a conoscenti ed amici quelle foto, ma vorremmo suggerire, qualora in futuro venissero a conoscenza di notizie all’apparenza drammatiche, di verificarne la veridicità e, poi, diffonderle consapevolmente in Rete.
Qualche mese fa partecipai ad una riunione nel corso della quale alcuni praticanti attività subacqua affermarono che sul litorale di Tarquinia, sul fondale profondo 30 metri, sono presenti larghissimi banchi di fango solidificatosi nel corso di millenni. Una persona presente a quell’incontro scrisse, in seguito, un articolo in cui affermava che a 30 metri dalla battigia il nostro fondale è costituito da fanghiglia…… determinando sconcerto nelle persone che avevano letto quell’articolo nelle quali si confermò la erronea quanto penalizzante convinzione che il mare di Tarquinia fa schifo, ecc, ecc.
Per fortuna le cose stanno in modo decisamente diverso, il fondo delle nostre spiagge è costituito da sabbia e le analisi mensili effettuate dalla Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale attestano inconfutabilmente che le acque del mare di Tarquinia sono in salute perfettamente balneabili.
La espressione “capire fischi per fiaschi” rimanda a situazioni comiche, grottesche, ma, quando si parla di salute pubblica, non essere in grado di capire situazioni o fenomeni dovrebbe indurre un principio di sana prudenza e non azzardarsi a diffondere notizie infondate ai quattro venti e lasciare, questo compito, qualora ce ne fosse realmente la necessità, agli Enti preposti, per evitare dannosi allarmismi ma anche per evitare di fare brutte figure….